Basti pensare che, secondo una rilevazione effettuata dall’Istituto Nazionale di Geofisica a e Vulcanologia, nel 2020 si sono verificati in Italia ben 16mila terremoti, ovvero 45 al giorno, con un intervallo di un evento ogni mezz’ora circa.
Fortunatamente la maggior parte di questi terremoti è di lieve o lievissima entità, con magnitudo inferiore a 2.0 e non vengono nemmeno avvertiti.
Poi ci sono gli eventi sismici di media entità, molto numerosi pure questi che, pur non essendo “distruttivi”, possono causare danni più o meno marcati agli edifici.
Infine, per fortuna raramente, non mancano i terremoti più forti, di cui conosciamo gli epiloghi.

Gli effetti del terremoto sulle costruzioni

Il patrimonio edilizio italiano risulta molto vulnerabile nei confronti degli eventi sismici, essendo stato principalmente costruito nel secondo dopoguerra e fino agli anni ’80, quando la cultura della prevenzione era poco diffusa e le normative antisismiche non esistevano.
Pertanto è molto frequente imbattersi in edifici, anche di notevole importanza, realizzati in modo “perfetto” dal punto di vista statico, secondo la prassi costruttiva dell’epoca, ma privi di qualunque presidio antisismico.
In questi casi, purtroppo, può bastare un sisma di lieve entità per causarne l’inagibilità (totale o parziale), con notevolissimi disagi per gli occupanti, costretti ad abbandonare le loro abitazioni per tempi molto lunghi o per sempre.
L’inagibilità di una costruzione, infatti, può essere determinata non solo da danneggiamenti alle strutture portanti, ma anche alle cosiddette parti “non strutturali”, quali ad esempio le tramezzature interne, i parapetti, i rivestimenti o le tamponature.

Le pareti di tamponamento

Le pareti di tamponamento sono quelle che vengono realizzate per “chiudere” il telaio in cemento armato che regge l’edificio. Oggi vengono normalmente realizzate con blocchi di laterizio di spessore pari a circa 30cm e quindi sono abbastanza resistenti, mentre in passato venivano realizzate con due paretine “in foglio”, molto sottili, con interposto (a volte) del materiale isolante all’interno di una apposita intercapedine.
È evidente, quindi, che se la struttura è realizzata in “muratura portante” le pareti di tamponamento non esistono, poiché tutto l’involucro è strutturale. Ad esempio negli edifici storici il problema della stabilità dei tamponamenti non si pone.
Invece negli edifici moderni, quelli con scheletro in cemento armato, deve essere valutato con molta attenzione, poiché in caso di sisma queste pareti possono essere facilmente oggetto di ribaltamenti o di fratture.
Bisogna infatti considerare che le pareti di tamponamento, pur essendo non strutturali e pur essendo realizzate con mattoni forati di appena 8 o 10cm di spessore, molto spesso si trovano gravate da carichi ingenti. Pensiamo al peso dei pensili della cucina, oppure alle cornici sagomate in calcestruzzo che venivano posizionate come “abbellimento” intorno alle finestre, o a semplici fioriere appese a sbalzo.
In questi casi, ma non solo, le sollecitazioni che gravano localmente sulle pareti di tamponamento possono risultare molto importanti e anche lievi azioni sismiche possono determinare lesioni che non dovrebbero essere mai trascurate.
A riprova dell’estrema vulnerabilità di questi elementi si consideri che, in occasione del sisma dell’Aquila del 2009, i costi di riparazione degli edifici hanno riguardato per una percentuale del 1-4% il ripristino delle strutture (travi e pilastri) e per una percentuale compresa fra il 43 e il 54% le tamponature [fonte: Convegno del 22 maggio 2018, prof. Marco di Ludovico, Università di Napoli].

Gli interventi “antiribaltamento”

Nelle nuove costruzioni le pareti di tamponamento, ai sensi delle Norme Tecniche vigenti (DM17/01/2018) devono essere collegate già in fase costruttiva al telaio in cemento armato.
Negli edifici del passato ciò non avveniva e quindi, per evitare problemi, è opportuno valutare l’esecuzione dei cosiddetti interventi “antiribaltamento”, che consistono nell’applicazione sulla superficie delle pareti di apposite reti in fibre di vetro, fissate con adesivi e ricoperte poi con sottili strati di rasante.
Chiaramente prima dell’applicazione è opportuno rimuovere la pittura preesistente fino al raggiungimento della superficie dell’intonaco esistente o, meglio, del laterizio, così da escludere la presenza di porzioni incoerenti.
Si tratta di interventi ormai standardizzati che non richiedono particolari competenze tecniche da parte degli applicatori. Anche dal punto di vista economico i costi di riferimento sono desumibili dalla maggior parte dei prezzari regionali.

Il Superbonus 110% per la messa in sicurezza 110% per la messa in sicurezza delle pareti di tamponamento

Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, con parere num. 3/2021, ha chiarito espressamente che “sono certamente da ritenersi ammissibili ai benefici fiscali del “Supersisma bonus 110%” … il collegamento degli elementi di tamponatura alla struttura di c.a. contro il loro ribaltamento”.
Ciò significa che, anche solo intervenendo con presidi di antiribaltamento delle murature perimetrali, è possibile “attivare” il Superbonus e in tal modo trainare anche gli interventi secondari, come ad esempio il rinnovamento della finitura delle facciate, oppure l’applicazione dei pannelli fotovoltaici in copertura.