I ponteggi rappresentano una delle maggiori criticità dell’edilizia.

Tralasciando le problematiche degli ultimi anni derivanti dal Superbonus, quando erano diventati introvabili e, per averli, bisognava aspettare mesi, l’impiego dei ponteggi deve sempre essere oggetto di specifiche valutazioni tecniche.

Pensiamo all’uso che se ne fa nei centri urbani, ancor più nei centri storici, dove l’occupazione del suolo pubblico richiede iter autorizzativi complessi.

Pensiamo, sempre in ambito urbano, al problema dei ladri che si arrampicano sulle impalcature, mettendo a rischio tutte le unità immobiliari e costringendo all’uso di sofisticati (e costosi) sistemi di allarme.

Pensiamo al malcontento che si diffonde nel palazzo per tutto il periodo in cui le facciate vengono avvolte dai teli antipolvere di ricopertura.

Pensiamo infine al problema degli incidenti durante i lavori, che sono dovuti spesso all’uso improprio dei ponteggi.

Tuttavia, per svolgere i lavori in quota, dalla manutenzione delle facciate al rifacimento del tetto, essi risultano indispensabili, o almeno così si crede.

I ponteggi sono davvero indispensabili?

Non è del tutto vero che i “ponteggi”, intesi come l’insieme delle intelaiature metalliche appoggiate provvisoriamente a terra e fissate al muro dell’edificio, permettendo agli operai di lavorare in quota, siano sempre indispensabili.

Dipende dal tipo di interventi, dalla durata e dal contesto in cui si opera.

Qualora ve ne sia la disponibilità (perché magari la ditta li possiede) e qualora la messa in opera non determini problemi operativi (come nel caso degli edifici circondati da un cortile di proprietà), non c’è dubbio che essi rappresentano la soluzione più economica e più logica da usare per eseguire i lavori, anche se si tratta di semplici manutenzioni.

Quando invece si opera in contesti diversi, ad esempio quando c’è poco spazio, o quando devono essere presi a noleggio, è giusto valutare soluzioni diverse.

Le alternative al ponteggio

Le alternative all’uso dei ponteggi metallici prefabbricati non sono molte.

Ne esiste una particolare tipologia elettrica che prevede apposite “colonne” di carico che portano su e giù dei moduli orizzontali prefabbricati che fungono da piani di lavoro, lasciando così libere le porzioni di facciata in cui non si interviene. Una tecnica valida, ma poco diffusa in Italia.

Ci sono poi i carrelli elevatori a gru, ma anche questi sono poco graditi da coloro che, materialmente, devono eseguire le opere, perché richiedendo una pianificazione molto dettagliata.

Come ulteriore alternativa può essere valutata la tecnica dei “lavori su corda”.

In cosa consiste il lavoro “su corda”

Il lavoro su corda prevede l’intervento di operai “acrobati” che, anziché poggiare i piedi sui ponteggi, si imbracano e lavorano in sospensione mediante apposite funi fissate al tetto.

È una modalità un po’ anomala, molto innovativa, ma i vantaggi sono facili da intuire:

– Le facciate rimangono completamente libere e a vista

– Non si occupa suolo pubblico

– Non si rischia l’intrusione di malintenzionati

– Si riducono i rischi di incidenti durante i lavori.

Quest’ultimo punto è particolarmente curioso: per quanto possa sembrare strano è (statisticamente) più difficile farsi male se si è sospesi per aria tramite una fune, che non se si cammina avanti e indietro su un ponteggio.

I motivi derivano dal fatto che gli operai acrobati, oltre ad essere imbracati, vengono formati e selezionati opportunamente dall’impresa, ovvero sono dei veri e propri specialisti, a differenza degli operai edili comuni.

Inoltre si evitano del tutto le fasi del montaggio e dello smontaggio delle impalcature, che presentano sempre criticità operative.

Tutto ciò rappresenta una tutela non solo per i lavoratori, ma anche per i committenti dei lavori e per i professionisti che si occupano della sicurezza, sempre corresponsabili in caso di incidenti in cantiere.

Quali lavori possono essere affidati agli operai acrobati

Ovviamente non tutti i lavori possono essere eseguiti senza il ponteggio perché le attività, nel caso dell’impiego di manodopera acrobatica, si svolgono in modo pressochè manuale.

Quindi si devono escludere interventi che richiedono la movimentazione di grandi volumi di materiali (ad esempio il cappotto) o di attrezzature pesanti (ad esempio rinforzi strutturali).

Tutto ciò che è però “manutenzione” della facciata o della copertura può essere valutato, dalla pulizia, alla tinteggiatura, alle stuccature, fino anche alla sostituzione delle grondaie o del manto di copertura.

Le “mantovane” completano il quadro della sicurezza

Pensiamo al caso in cui gli operai acrobati intervengano per alcuni ripristini delle facciate di un edificio in un centro storico, che si affaccia a raso di una strada o di una via pedonale.

In assenza del ponteggio si accentuano i rischi connessi alla caduta di oggetti dall’alto, che possono essere rappresentati da residui delle lavorazioni (ad esempio pezzi di calcinacci) o da semplici utensili (ad esempio cade un martello).

Come presidio di sicurezza si può ricorrere alle cosiddette “mantovane”, delle vere e proprie paratie fissate al muro. Sono dette anche parasassi e sono solitamente inclinate “a imbuto” verso l’interno. Sono dotate di grigliati metallici, che servono appunto a “raccogliere” eventuali oggetti che, cadendo dall’alto, potrebbero rappresentare un pericolo per l’incolumità delle persone e delle cose.

L’insieme di questi accorgimenti, unitamente alla redazione di un apposito piano di sicurezza effettuato da professionisti specializzati su questa specifica modalità di lavoro, consente di risolvere molti problemi operativi, di ottimizzare i tempi e i costi del cantiere, favorendo anche l’accesso ai bonus fiscali, che hanno sempre scadenze molto ravvicinate.