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Cappotto termico. Quale materiale isolante conviene usare?


Polistirolo, poliuretano, lane minerali, pannelli di sughero. Sono tanti i materiali isolanti disponibili sul mercato, ciascuno con le proprie caratteristiche. La scelta non deve essere casuale.

Negli ultimi anni, grazie al Superbonus e alla campagna mediatica che ne è seguita, complice anche l’aumento del costo del gas, molte persone si sono interrogate sull’opportunità di effettuare un intervento di efficientamento energetico del proprio edificio.

Il cappotto è, senza dubbio, l’intervento più diffuso e più efficace, ovviamente se abbinato ad altri lavori di isolamento (ad esempio del tetto) e alla sostituzione degli impianti e degli infissi.

Le scelte devono essere sempre effettuate in base al parere di un esperto che sia in grado di valutare le reali esigenze dell’immobile e le opere più opportune da effettuare.

Ma non bisogna trascurare anche la fase di scelta dei materiali, che non deve essere affidata al caso, bensì bisogna considerare il contesto in cui si opera, i costi, le certificazioni di sicurezza, la ecosostenibilità e le prestazioni igro-termiche dei pannelli isolanti.

Il cappotto termico

Semplificando al massimo si può dire che il sistema a cappotto consiste nell’applicazione di pannelli isolanti nel lato esterno delle pareti. Ha il vantaggio di essere un’applicazione continua su tutto il perimetro dell’edificio, eliminando così i “ponti termici”, ovvero quelle zone attraverso le quali fuoriesce il calore e nelle quali può formarsi la muffa e la condensa.La tecnica dell’isolamento a cappotto è stata introdotta negli anni Cinquanta in Nord Europa, dove è conosciuta anche con il nome ETICS (External Thermal Insulation Composite System), e ancora oggi è la più utilizzata sia nelle nuove costruzioni sia nelle riqualificazioni.

Tipologie di isolanti termici da cappotto

Gli isolanti termici si possono suddividere in tre macro-gruppi: isolanti sintetici, vegetali o minerali. Ciascuna tipologia è indicata per specifiche applicazioni:

  • isolanti sintetici: sono materiali che derivano dalla lavorazione del petrolio, tra cui troviamo polistirene espanso sinterizzato (EPS) o estruso (XPS), poliuretano espanso, polietilene espanso, schiume e molti altri. Hanno un prezzo vantaggioso e valori di conducibilità termica molto bassi;
  • isolanti vegetali: sono materiali che non presentano componenti di origine sintetica ma derivano da materie prime rinnovabili. Tra i più comuni possiamo citare la fibra di legno, il sughero, la fibra di legno mineralizzata, la fibra di cellulosa, la fibra di canapa, la fibra di lino. Questa categoria di isolanti è normalmente più costosa, ha valori di conducibilità termica più alti e quindi un potere isolante minore, rispetto a quelli minerali o sintetici. Tuttavia, garantisce una maggiore traspirabilità e un migliore sfasamento termico;
  • isolanti minerali: come gli isolanti di origine vegetale, anche questi materiali sono di origine naturale. Si ottengono dalla lavorazione delle rocce e del vetro e sono molto utilizzati in edilizia perché assicurano prestazioni elevate. Inoltre, sono ignifughi. Tra i più noti troviamo la lana di vetro, la lana di roccia, l’argilla espansa, la perlite espansa, la vermiculite espansa, etc. Hanno prestazioni termiche leggermente più elevate rispetto agli isolanti sintetici.

Attenzione alle proposte commerciali e ai luoghi comuni

Spesso la scelta del materiale isolante con cui fare il cappotto non è oggetto di adeguati ragionamenti.

Capita che il proprietario segua le indicazioni messe a capitolato dall’impresa che, a sua volta, potrebbe averle imposte al tecnico calcolatore. Un corto circuito in cui ognuno crede che la valutazione sul tipo di isolante sia stata fatta dall’altro, spostando l’attenzione solo sul fattore costo.

La disattenzione, la fretta e i luoghi comuni (il poliuretano è tossico, il sughero marcisce, etc) non devono per nessun motivo condizionare la scelta del materiale isolante che, al contrario, deve essere effettuata tenendo conto dei seguenti fattori:

– Qual è lo spessore disponibile per fare il cappotto?

– Si vuole utilizzare un materiale di origine naturale o sintetico?

– Qual è il budget disponibile?

– Quali sono le condizioni ambientali?

– Si tratta di un intervento per il quale si intende beneficiare dei bonus fiscali?

– …

Così, se si ha disposizione uno spazio limitato, magari perché ci sono dei balconi stretti già in origine, bisognerà andare alla ricerca di un materiale con una bassa conducibilità (parametro indicato con la lettera greca lambda λ): più basso è il valore di lambda, maggiore sarà la coibentazione.

Se, invece, l’applicazione avviene in un luogo molto umido, bisognerà propendere per materiali a bassa igroscopicità, come il polistirolo.

Se, infine, ci sono di mezzo i bonus fiscali, il materiale dovrà possedere le cosiddette certificazioni CAM.

L’importanza della messa in opera

La scelta dei materiali è molto importante, così come la corretta progettazione degli interventi.

Altrettanto importante è però anche la posa in opera, che deve essere effettuata da personale qualificato e di comprovata esperienza.

A tal fine, per individuare l’impresa “giusta”, si può tener conto della norma UNI 11716:2018 dal titolo “Figure professionali che eseguono la posa dei sistemi compositi di isolamento termico per esterno (ETICS) – Requisiti di conoscenza, abilità e competenza”.

Detta norma individua due livelli di formazione per la figura professionale dell’installatore di cappotto termico:

  • installatore base;
  • installatore caposquadra.

Per ciascun livello sono descritti i requisiti di competenza, conoscenza e abilità che devono essere padroneggiati dal posatore di cappotto termico che ambisca a qualificarsi. Vi sono poi alcuni istituti di certificazione accreditati che rilasciano degli appositi “patentini” da posatore, offrendo così maggiori garanzie al cliente finale.


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